Di Filippo Vuocolo
Una delle caratteristiche maggiormente radicate nell’identità del popolo di Valva è l’orgoglio per le proprie radici, nutrito da una profonda consapevolezza della storia del borgo e della sua tradizione culinaria. Questi due elementi sono forgiati in un equilibrio secolare in cui la storia degli scontri, delle alleanze e dei giochi di potere, si fonde con la storia del popolo, silenziosa e corale. Una storia altrettanto gloriosa, che si deposita nei gesti quotidiani, nei saperi tramandati da generazioni, figli di scambi lenti e profondi tra comunità, avvenuti nei campi e nelle cucine, di contaminazioni enogastronomiche e linguistiche che hanno plasmato il genius loci del borgo e dei suoi abitanti.
Non sorprende, dunque, che i valvesi siano consapevoli della nobiltà della proprie radici, una nobiltà che potrebbe essere addirittura legittimata dal diritto di sangue, se davvero lo ius primae noctis fosse stato legge. Di certo, i valvesi hanno non pochi motivi per cui andare fieri della propria storia: per secoli il borgo fu legato alla famiglia Valva, discendente del condottiero normanno Gozzolino, che alla fine dell’XI secolo conquistò il feudo e ne adottò il nome. Elevati al rango di marchesi nel XVI secolo, i membri del casato mantennero il controllo del paese fino alla metà del Novecento, sopravvivendo persino all’abolizione della feudalità e all’istituzione della Repubblica, un caso unico ed emblematico.
Una svolta significativa per Valva avvenne nel 1831 quando il feudo passò a Francesco d’Ayala-Valva, figlio di un nobile tarantino di origini spagnole e nipote del marchese Giuseppe Maria Valva. Durante il suo marchesato venne ampliata e migliorata la splendida Villa che porta il nome della famiglia e si intensificò un sodalizio economico e culturale tra Valva e Taranto. Dalla Puglia, infatti, centinaia di lavoratori venivano a Valva per i lavori agricoli nell’azienda del marchese, nota in particolare per la produzione di olio e vino.
Ma fu soprattutto nelle cucine che nacque un dialogo silenzioso e fecondo, affidato alle mani esperte delle donne valvesi e tarantine, dal cui incontro nacque, secondo la tradizione, la Taratella, il piatto simbolo di Valva, che anche nel nome richiama l’evidente contaminazione pugliese. Nella semplicità degli ingredienti – acqua, farina e uova – di una ricetta semplice ma inconfondibile, la taratella si lavora con uno strumento tradizionale, la Taratedda , in legno o in ferro, che le conferisce la forma unica, a metà tra uno scialatiello e uno spaghetto spesso.
È proprio per celebrare e condividere questo patrimonio di maestria, tecnica e gusto che anche quest’anno, nelle sere del 10, 11 e 12 agosto, Valva si anima con la Sagra della Taratella, organizzata dalla Pro Loco d’Ayala-Valva con il patrocinio del Comune di Valva e della Provincia di Salerno nei locali delle ex cantine del Marchese, ora di proprietà dell’Ordine dei Cavalieri di Malta, che un tempo conservavano il celebre vino locale, la cui vendemmia rappresentava un momento di incontro tra i lavoratori tarantini e gli abitanti del luogo.
Regina indiscussa della sagra sarà, ovviamente, la taratella, proposta sia nella sua forma più autentica, condita con il sugo, per omaggiare la tradizione domenicale delle famiglie valvesi, sia nelle sue varianti ai funghi e ai fagioli, per esaltare la versatilità di una pasta capace di reinventarsi con qualsiasi condimento, senza essere snaturata nei suoi sapori. Accanto al piatto principale, non mancheranno altre pietanze tipiche del territorio: i taralli e i formaggi locali, lo spezzatino e la ciambotta, nonché il vino – erede simbolico di quello prodotto dal marchese – e le eccezionali zeppole dolci, cugine delle graffe cilentane, realizzate da alcune massaie valvesi con la propria ricetta segreta.
Ad arricchire il programma della sagra non mancheranno momenti di musica, danza e cultura popolare: nelle serate del 10 e del 12 agosto gruppi di musica folk faranno rivivere il lato più tradizionale della festa, mentre in quella dell’11 un DJ set coinvolgerà tutte le generazioni con un mix di nostalgia e contemporaneità. Per l’intera durata della manifestazione sarà inoltre allestita la Mostra Mercato – Mercatino delle Idee dove sarà possibile ammirare e acquistare le creazioni artistiche degli artigiani locali, espressione viva del sapere manuale e della creatività del territorio, oltre a prodotti enogastronomici tipici. Particolarmente suggestiva sarà la serata inaugurale del 10 agosto, quando sarà possibile visitare in notturna la Villa d’Ayala-Valva, eccezionalmente aperta al pubblico di sera dopo i lavori di restauro: un’occasione unica per scoprire, sotto la magia delle stelle della notte di San Lorenzo, la bellezza maestosa del parco e del castello.
Ed è proprio in questa cornice incantata che la Sagra della Taratella trova il suo senso più profondo: non solo una festa, ma un intreccio vivo di storia, bellezza e tradizione, da custodire, celebrare e condividere.


