Una storia di biscotti. Consigli per un lettura gustosa

Di Vincenzo Marsilia

Quasi ogni giorno, all’uscita dalla Materna, arriva a casa di mio figlio (dove staziono con la consorte) il nipotino Davide (anni 3,5) e quasi subito avanza la richiesta: voglio un biscotto!


Il biscotto c’è sempre, anche perchè li uso anch’io per la colazione del mattino, insieme alla marmellata fatta da me, con i “limoni residui” del limoncello. Sono i biscotti secchi, non troppo dolci e fondamentalmente di due tipi: rettangolari e oblunghi (con le estremità arrotondate). Mi ha
incuriosito il fatto che tutti ‘sti biscotti, di qualsiasi marca siano, hanno sempre lo stesso nome: quelli rettangolari si chiamano Petit, gli oblunghi Oswego.


E perchè mai? La Rete, provvidamente, svela l’arcano: I petit (petit beurre) sono stati ideati e messi in produzione, a partire dal 1886 (!) da un pasticciere, francese di Nantes, che si chiamava Luis Lefèvre. Hanno, si badi bene, 20 buchi (5×4) e sono marcati, fin da allora, petit. Gli oswego sono ancora più antichi di pedigree (risalgono alla fine del ‘700) e vennero ideati per accompagnare una bevanda venuta dall’America, che si chiamava “oswego tea”, di cui nulla so e che, magari, era una schifezza…


Insomma quanta storia (o quante storie?) per dei comuni biscotti! Ignoro se esista un analoga filologia per taralli, grissini o, addirittura, per le comuni freselle. Nel dubbio ci si potrà sempre rivolgere al bravissimo professor Montanari, illustre storico dell’alimentazione, di cui sto gustando, è il caso di dirlo, un piacevolissimo libro: «Il pentolino magico».

Sinossi

Per i Greci e per i Romani il pane era simbolo di civiltà, per altri popoli lo era la carne; in molte culture mangiare con voracità era un segno di forza e di prestigio, per altre esistevano i giardini dell’Eden o i paesi di Cuccagna dove il cibo era a volontà… Come dal pentolino magico dei fratelli Grimm esce tanto porridge da soddisfare l’intera città, così da questo libro si riversano sui lettori, grandi e piccoli, i disegni di Emanuele Luzzati e i racconti di Massimo Montanari, piccoli racconti gustosi, dalla preistoria agli hamburger.

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