Nella Piana del Sele di lavoro si muore. Cgil Salerno: «Forte corresponsabilità politica»

Parampreet Singh due giorni fa, Mohamed Qarassi ieri. In pochi giorni due lavoratori sono morti, l’uno, 26 anni, lavorando, l’altro, 32 anni, andando al lavoro. La situazione è diventata insostenibile. Le chiamano morti bianche, ma di bianco, di candido, non hanno davvero nulla.

Certo, queste sciagure non accadono solo qui, nel cuore della Piana del Sele, ma è proprio qui che fa più male. Singh è morto folgorato mentre, sabato 9 marzo, la Cgil Salerno era tutta in piazza, a Roma per manifestare contro la guerra e per sostenere i diritti di tutti e di ciascuno.

Da sempre la Cgil si batte per la dignità e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori. Impossibile rimanere in silenzio davanti a queste tragedie. Nella Piana del Sele di lavoro di muore. Non è più tollerabile.
In merito, interviene la Segretario Confederale Cgil Salerno Maria Sueva Manzione.

«Le strade della Piana del Sele si macchiano ancora una volta con il sangue dei lavoratori. Di questa strage, lenta e continua, in tanti sono corresponsabili. Le strade non sono sicure, non sono illuminate a sufficienza, non si garantisce sicurezza né agli automobilisti, né ai pedoni e tanto meno ai ciclisti. La politica cittadina e provinciale deve intervenire. Non si può morire andando a lavorare in bici. Questa morte come le altre la porteremo a lungo sulle coscienze. Questa ennesima tragedia vede ancora un giovane di cui, come per tanti altri non si conosce la storia personale se non quella delle sofferenze, dei disagi e spesso dell’esclusione sociale. Così sono condannati a vivere i migranti, soprattutto i braccianti agricoli: condannati ad essere invisibili in vita e in morte».

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