Marcello Torre: il sindaco ucciso dalla camorra per difendere l’Irpinia

Di Vincenzo Marsilia

Fra le “diverse fortune” toccate alle persone della mia età vi è l’aver vissuto in parte il “mondo di ieri”, quello della vita contadina (nella casa dei miei nonni), dei giochi di strada fatti con niente, delle abboffate di cinema a prezzi irrisori. Ma vi è stato, certo più importante, l’ancoraggio a realtà associative imponenti, ora pressocché scomparse, come nelle sedi dei partiti, fervidi di vita dopo le riconquistate libertà democratiche.

Per me e tanti dei miei coetanei c’è stata l’Azione Cattolica, che a Eboli aveva sede presso la Chiesa madre, aperta ogni pomeriggio e sera ad attività di vario tipo e fonte di amicizie durate una vita. Fra queste attività vi erano i camping regionali, che si svolgevano in estate, in località di montagna come la Sila o Lago Laceno: grandi tende militari con cuccette a due piani, ampi spazi per la mensa, brevi preghiere al mattino e alla sera sotto la bandiera che si levava al centro del campo, il fuoco intorno al quale ci ritrovavamo di sera.

La direzione era affidata a giovani di grande capacità, in genere appena laureati, e fra questi spicca nella mia memoria Marcello Torre, di Pagani. A lui debbo, come tanti di noi, una efficace e definitiva formazione antifascista: Marcello ci leggeva ogni mattina una lettera dei condannati a morte della Resistenza, una lezione che invano si troverebbe nelle scuole, dove pure dovrebbe essere praticata. Quello che non potevamo sapere, ovviamente lui compreso, è che un giorno anche il nostro direttore di campo sarebbe stato un condannato a morte.

Di Marcello ho ritrovato le tracce (oltre che nella mia memoria, ove vive ancora) in un articolo di Diego Bianchi nel Venerdì di Repubblica del 23
dicembre scorso, di cui accludo uno stralcio:

Carissimi, ho intrapreso una battaglia politica assai difficile. Temo per la mia vita…Sogno una Pagani civile e libera…Siate degni del mio sacrificio e del mio impegno civile…Vi abbraccio forte al cuore


Marcello Torre, sindaco democristiano di Pagani, ucciso dalla camorra l’11 dicembre del 1980 per aver tentato di impedire che il crimine mettesse le mani sugli affari del post-terremoto in Irpinia. Torre si sentiva condannato al punto da aver cercato e trovato la forza di lasciare alla sua famiglia, e a quanti sarebbero venuti a conoscenza della sua storia, un testamento civile, morale e politico che annichilisce per sintesi, lucidità e consapevolezza.”
Non credo sia necessario aggiungere altro a queste parole.

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